Tempo fa ho cercato, senza riuscirci, di spiegare a un mio amico americano la festa del 25 aprile. Non capiva come mai festeggiassimo il giorno in cui è finita la guerra che il nostro alleato aveva iniziato. Gli ho detto che festeggiavamo la liberazione dal fascismo, e lui non capiva come mai festeggiassimo la liberazione da parte di stranieri, di una cosa che avevamo fatto noi. Di fatto, ci avevano liberato da noi stessi. Sicuramente il mio fallimento nel fargli capire la cosa nasceva dalla sua mentalità, dalla mia incapacità e dalla situazione storica che crea ancor oggi polemica. Però quella nostra conversazione mi diede da pensare.
È possibile che dobbiamo liberarci da noi stessi?
Spesso ci impegniamo a liberarci dagli altri, dalle cose fuori di noi e troppo poco da noi stessi, dalle nostre paure, convinzioni limitanti, ego, storie, zavorre… Piero Pelù in una canzone che mettiamo spesso nei corsi dice: “libera, libera la mente prima che si liberi di te”… che bella frase! L’altro giorno guardando un documentario sui Clash, ho sentito una frase che ho riportato su Facebook; è di un giamaicano loro grande amico: “pochi sanno veramente cosa era il Punk. Era un modo di vivere. Non aveva nulla a che fare con le spille, le creste o le chitarre chiassose… Si trattava di essere liberi. Invece che farsi dire cosa si poteva o non si poteva fare, volevamo essere noi a scegliere.” Ci sono tante dittature. Ci sono quelle di governanti che, spesso, vengono prima eletti democraticamente. Ci sono quelle dei nostri pensieri che, come i dittatori una volta al potere, non se ne vogliono più andare. Fanno danni, ma continuano imperterriti. Convincerli a lasciare è difficile, quasi impossibile. Bisogna fare una rivoluzione.
Lo stesso vale per i nostri modi di pensare. A volte è difficile farli uscire dalla nostra mente. Per liberarci, spesso, serve qualcosa di drastico.
La buona notizia è che lo puoi fare anche con piccole azioni. Poi il processo è generativo, cioè si espande da solo. Puoi iniziare dal fare qualcosa di nuovo.: leggere un libro che dice cose diverse da quelle che pensi, parlare con persone che vedono il mondo in modo differente da te, frequentare un corso, fare un viaggio… Basta persino cambiare il modo di porsi verso i problemi, la vita, gli altri…
L’importante è che non lo fai per cambiare, cambiare è facile e non sempre utile.
Meglio farlo per essere libero, cioè per avere tante scelte e avere la capacità di sceglierne una, o due o tre, o quattro… Ci sono persone che si sono tinte i capelli e messo una spilla nel labbro per essere liberi e aprirci la strada. Altre che hanno studiato e lottato. Altre ancora che hanno lavorato duramente. Molte sono persino morte. Avere la possibilità di essere liberi e imprigionarsi da soli sarebbe uno spreco imperdonabile. Festeggiamo la libertà. Non solo il 25 aprile ma tutti i giorni in cui possiamo. Insegniamo gli altri a fare lo stesso. Magari iniziando dai nostri figli. Quella sì che sarebbe una bella rivoluzione. Claudio