Mio padre diceva sempre che, fino a quando non avessi sciato in Val Gardena non sarei stato un vero sciatore. Aveva ragione. E un paio di week end fa l’ho capito.
Il comprensorio della valle più bella del mondo è davvero straordinario. Scio ormai da quarant’anni, l’ho fatto negli USA e nella maggior parte delle alpi europee, eppure non in Val Gardena, chissà perché.
Conoscevo queste montagne solo in versione estiva, per esserci venuto diverse volte con la mia famiglia, in ritiro con l’Olimpia e persino con la FIPAV.
La vista toglie il fiato. Montagne stupende a perdita d’occhio. Appena arrivi sulla cima di una, ne vedi un’altra con impianti stupendi, piste ben fatte e ben tenute. La gente è cordiale, si mangia e si beve bene.
Il sole era caldo, la neve bella e la temperatura perfetta. Visto che ero solo, per la mia giornata di sci/meditazione, ho preso la mappa delle piste. Eppure guardandola mi sono perso… e così ho deciso di lasciare che queste montagne prendessero in mano la mia giornata.
All’alba, in auto, avevo trovato un bellissimo biglietto di Nancy e delle bimbe. Mi auguravano una buona sciata, con le parole che solo loro sanno usare… Tralascio i dettagli, sono cose nostre… Le parole di chi ti ama e ti conosce bene.
Ho percorso piste qua e là e mi sono perso. Totalmente. Non è difficile in Val Gardena.
Ho persino messo la modalità “shuffle” nell’iPod, per lasciare che le canzoni arrivassero a caso, come le piste. Ho smesso di pianificare, di cercare di capire. Mi sono focalizzato sul godermi il momento, il sole, la vista, lo scivolare libero sulla neve.
Ho trovato a dir poco curioso il fatto che dopo tanti anni di sci e di vita, mi piacesse il fatto di essermi perso. Lo facevo spesso anni fa durante il servizio militare, andavo nelle belle città toscane e mi perdevo di proposito, per scoprire cose che non avrei mai trovato se le avessi cercate.
E così è stato in Val Gardena.
Ho lasciato che le Dolomiti mi guidassero. È stato un giorno perfetto.
Ad un certo punto, però, era arrivata l’ora di capire dove fossi per ritornare all’auto. Dopo aver cercato inutilmente di capire come fare, ho deciso di seguire l’istinto.
Ho preso una seggiovia veramente corta, cortissima: era quello il collegamento che cercavo. Ci giravo attorno da tempo, ma non lo vedevo.
Allora ho pensato che forse queste montagne, come in altre occasioni, il ghiacciaio e l’Oceano Pacifico, mi stavano insegnando qualcosa.
– È arrivato il tempo di perdersi, di godersi il momento, anche se non sai dove stai andando (o pensi di non saperlo).
– Quando devi ritrovarti, segui l’istinto: le mappe non sempre sono utili.
– A volte il collegamento è breve, ci sei vicino ma non te ne rendi conto.
Spesso ci si mette un po’ a capire le cose. Magari tuo padre o qualcuno di vicino te le dice ogni giorno, ma se non sei pronto ad ascoltarle non le senti. Meglio tardi che mai, come si suol dire…
È buffo il fatto che cerchiamo di controllare tutto, cerchiamo di meritarci tutto, cerchiamo di avere sempre il controllo, per poi arrivare al punto di concederci il lusso di perderci, godere e vivere il momento.
Credo abbiano ragione il Dalai Lama e i grandi saggi. Forse la rendiamo più difficile di quel che dovrebbe essere. Io di sicuro l’ho fatto. Lo farò ancora, sicuramente. Noi esseri umani siamo così intelligenti ma anche così stupidi, a volte.
Dovrò tornare spesso sulle Dolomiti, così mi ricorderò di vivere sempre più giorni come questo. Ne vale la pena. Sono i giorni belli. Quelli da vivere. Mio padre aveva ragione anche questa volta.
E tu, come vivrai oggi?
Claudio
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