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Le quote rosa così politicamente corrette

Sono contrario alle quote rosa. Mi spiego meglio: sono super favorevole all’idea che le donne siano necessarie, che possano risolvere i problemi che noi uomini non riusciamo a gestire e che debbano avere gli stessi diritti; mi sembra ovvio e persino da stupidi, pensare il contrario.

Detto questo, ritengo che inserire le donne in consigli di amministrazione, governi o altrove per legge sia inutile e persino dannoso, proprio alle donne. 

Le donne, come chiunque altro, dovrebbero ricoprire ruoli per merito non per legge.

Certo, mi contesterai che il sistema non supporta questa idea, ed è qui il problema. Lo stesso dovrebbe essere per il rispetto verso le minoranze: etniche, di razza o di orientamento sessuale. Dovrebbe esserci per educazione non per legge. È un po’ come il “politically correct” che ci sta rovinando. Ci obbliga a non dire quello che pensiamo e a essere annacquati per evitare di urtare qualcuno, così nessuno dice più quello che pensa. Lo pensa, ma non lo dice rendendo questo mondo sempre più ipocrita e falso. L’intenzione è buona, dovrebbe portarci ad essere rispettosi, di fatto non funziona perché porta all’ipocrisia. Facciamo un esempio. Se dico “che checca isterica!”, vengo accusato di omofobia. Credimi non sono per nulla omofobico. Ho carissimi amici gay e bisex. I miei stessi amici omosessuali parlano di “checche isteriche” quando ne vedono una. Del resto un uomo etero può essere stronzo, macho o ignorante, come un gay può essere una “checca isterica”. 

Quello che sostengo è che non abbiamo bisogno di una legge per regolamentare l’educazione e il rispetto delle donne o dei gay o di altre etnie, abbiamo bisogno di cultura.

Le persone dovrebbero essere valutate e giudicate per quello che sono e non in base al sesso, all’orientamento o a quello in cui credono. Ci sono persone meritevoli in tutti i sessi, razze e orientamenti come, del resto, ci sono stronzi, stupidi e ignoranti in tutti i sessi, razze e orientamenti. Ci sono gli uomini stronzi, le donne acide, le checche isteriche e le lesbiche dyke. Ci sono gli scemi bianchi, neri e gialli… Le persone valgono quello che valgono, per chi sono dentro e per quello che fanno fuori. Noi dovremmo avere il diritto, il coraggio e l’educazione di valutarle per quello, incluso la possibilità di prenderle in giro o di non andare d’accordo con loro. Basterebbe farlo con educazione. Dovemmo iniziare a fare questo a casa nostra con i nostri figli, insegnando il rispetto ma anche un modo in cui esprimere, in modo corretto, la loro vera opinione. 

Dovremmo iniziare nelle nostre menti a rispettare gli altri, ma anche a prendere posizione, con educazione e con lealtà, quella di dire quello che pensiamo.

Se vogliamo essere rispettati per quello che siamo, dobbiamo iniziare noi a rispettare gli altri e noi stessi. Senza ipocrisie e senza pagliacciate. Abbiamo bisogno di smettere di aver paura del diverso e iniziare ad apprezzarci l’un l’atro. Abbiamo bisogno di premiare chi merita, non di proteggere chi fa la vittima. Voglio che le mie figlie abbiano pari opportunità, non un posto perché c’è la quota rosa. Voglio che i miei cari amici e amiche gay abbiano il diritto di amarsi e essere rispettati, visto che loro stessi rispettano, non perché lo dice una legge ma perché è buon senso. Voglio che l’Italia diventi un paese moderno, che la nostra storia ci insegni qualcosa, che la nostra cultura sia alla base del nostro senso civico. Ecco perché, nel mio piccolo, cerco di essere corretto, di non confondere la parità con l’uguaglianza. 

Rispettare significa dare pari opportunità, ma anche capire le differenze.

Il mondo sta cambiando velocemente e noi siamo rimasti indietro. Non abbiamo più tempo per aspettare. Dobbiamo fare l’aggiornamento del software. Smettiamola con la farsa del politically correct e iniziamo con il rispetto. Confrontiamoci, discutiamo, litighiamo con educazione. E, invece di dire quello che dovremmo dire, diciamo quello che pensiamo senza offendere, senza esagerare… sapendo che ogni volta che giudichiamo qualcuno, di fatto, giudichiamo noi stessi. Buona settimana. Claudio         

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