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La mappa e il territorio

In PNL una delle presupposizioni di base è che la mappa non è il territorio. Per quale ragione è vera ed è importante che sia così?

Scopriamolo insieme: ti ricordi quanto andavi a scuola?

C’era sempre una mappa geografica, dell’Italia, dell’Europa, del mondo appesa in classe. Quella mappa riportava in un angolino la scala. La scala è il rapporto fra una distanza sulla mappa e lo stesso nella realtà. Più è alto il rapporto, più la mappa è ampia e generica; più è basso, più la mappa è circoscritta e dettagliata.

La mappa con il rapporto più basso possibile dovrebbe avere un rapporto 1:1, ogni centimetro della mappa corrisponderebbe a un centimetro della realtà. E così mappa e realtà coinciderebbero. Ma questo ovviamente non sarebbe possibile. E se fosse anche tecnicamente possibile, sarebbe davvero utile?

Una mappa, anche la più dettagliata, è ferma nell’immagine dell’istante in cui è stata realizzata. E tanto basta per muoversi nel mondo. Poi serve la scoperta personale, l’esperienza diretta. La vita non è un viaggio da un punto A a un punto B con il percorso più breve (e possibilmente senza pedaggi). La mappa deve essere innanzitutto funzionale allo scopo, cioè guidarci nella direzione in cui desideriamo andare. Ciascuno di noi poi affronta la realtà nel momento in cui la vive.

Desiderare di conoscere ogni centimetro del cammino non ti terrà lontano da incontri piacevoli o spiacevoli, da inciampi e scivolate, da panorami mozzafiato. Puoi scegliere però di essere di più, di prepararti per il viaggio, ad affrontare le difficoltà che ci saranno, le gioie che verranno, le bellezze che scoprirai.

La mappa non è il territorio ed è un bene che sia così: l’importante è imparare a riconoscere cosa manca nella mappa e iniziare a notarlo, a percepire cosa non è esattamente così e in che modo è differente e perché ti sembra ci siano luoghi simili e distinguere quando questa somiglianza è utile e quando non lo è.

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