È ormai assodato che ci sono diverse intelligenze. Howard Gardner, professore ad Harvard, ce lo ha dimostrato ed è stato un bene. Per troppo tempo si è confusa l’intelligenza con altro. A volte con la memoria, cioè la capacità di ricordare, altre con la conoscenza… Grazie all’idea delle intelligenze multiple sono nati nuovi concetti. Forse il più famoso, e abusato, è quello dell’intelligenza emotiva. Una cosa è certa, per troppo tempo a scuola abbiamo educato la mente e non il cuore. Succede ancora. All’università, spesso, il cuore non viene preso in considerazione. Al corso di laurea in medicina è solo considerato come un organo, seppur vitale, e nulla di più. Non a caso i medici sono poi lasciati soli nella loro formazione emotiva, con i risultati che vediamo tutti.
Il buon senso e la realtà che viviamo tutti i giorni, ci dicono che dovremmo educare più il cuore che la mente. Certo l’ideale sarebbe fare entrambi le cose, ma diamo troppo peso alla quest’ultima.
Nel mondo della Programmazione Neuro-Linguistica, per esempio, vedo troppo persone focalizzate sulla linguistica e sulla parte cognitiva, perdendo la cosa più importante: le emozioni. Sono un grande appassionato di linguistica, è una materia affascinate e uno strumento straordinario per capire le persone, come pensano e cosa provano. L’importante è ricordarsi che è uno strumento. Il fine, cioè lo scopo è stare bene, non parlare bene. Sono troppe le persone che confondono il mezzo con il fine, o come diremmo in Dinamiche a Spirale il contenitore con il contenuto. Sono felice di vedere nel mondo una nuova era di pensatori. I grandi della psicologia positiva e gli esperti di business come Simon Sinek (ospite al prossimo World Business Forum di Miano, e come me, grande promotore dell’importanza del “perché”), stanno riportando al centro le emozioni e il cuore. Sono le emozioni a dare qualità alla nostra vita, non le cose. Le cose possono emozionarci, ma sono solo il mezzo. Il sistema limbico è ciò che ci fa battere forte il cuore, che ci dà le farfalle nello stomaco o le gambe che fanno “giacomo-giacomo”. Il sale della vita è lì. Lo sappiamo tutti, ma pochi hanno il coraggio di esplorare e/o far crescere quella parte. Perché?
Secondo me perché fa paura.
Per avere accesso alle emozioni dobbiamo diventare vulnerabili, come direbbe Nancy o Brenè Brown. Non possiamo essere selettivi nelle emozioni, se decidi di sentirle, le senti tutte, anche quelle che non ti piacciono. Ecco perché per molti, purtroppo, è meglio sviluppare la neocorteccia. Con quella fai ragionamenti logici, ci sono poche emozioni. Spacchi il capello in 4, magari con la linguistica o la matematica e senti poco. La cosa buffa è che in grandi matematici e i grandi linguisti, sono super emotivi, come del resto tutti i geni e tutti gli artisti. Capisco perfettamente la voglia di proteggersi. Io stesso l’ho fatto. Per non soffrire, ho dato meno energia al cuore e al sistema limbico per trasferirla alla parte cognitiva.
Il risultato? Pessimo.
Se il buon Dio, o l’evoluzione naturale, ci hanno dato un sistema così completo ci sarà una ragione. È come se usassimo una sola gamba per camminare, sarebbe scomodo e faticoso. Propongo di usarle entrambi. Usiamo la logica, la parte cognitiva e tutte le intelligenze meno emotive. Diamo però la stessa importanza, forza e spazio alle emozioni, sono sicuro che saremo tutti più felici. Anzi propongo di sviluppare più quest’ultima, anche se può far paura. La felicità, la passione, la gioia e tutte le altre cose che vogliamo stanno lì di casa. Buona settimana emotiva. Claudio P.S. Se hai tempo e voglia fai una ricerca sulle scoperte fatte recentemente riguardanti la sincronizzazione del cervello con il cuore. Sono davvero interessanti, dimostrano quello che sapevamo, è tutto collegato e non possiamo separarlo.