Cosa differenzia un leader da un capo?
Se guardiamo nel complesso sono molti i comportamenti che separano un leader autentico da un capo.
Andando nel dettaglio queste differenze si moltiplicano. Per farsi riconoscere come leader serve un lavoro duro, quotidiano, costante, una formazione adeguata, molto impegno. Il capo lo riconosci molto spesso solo perché è stato messo lì da qualcun altro per esercitare il potere al suo posto.
Se il capo ha poche certezze che gli sono state imposte dal suo capo, il leader invece è pieno di dubbi. Si fa domande, cerca risposte e soluzioni.
I collaboratori questo non lo possono vedere: non sono nella mente del leader. Ma sanno una cosa: sanno come li fa sentire un capo. E sanno come li fa sentire un leader. E preferiscono di gran lunga il leader perché li stimola e li spinge ad agire.
Un leader veramente efficace, infatti, padroneggia le abilità essenziali richieste per ispirare, motivare e coinvolgere le persone. Un capo no.
Ma come si diventa il leader del quale hanno bisogno i tuoi collaboratori? Ci sono tre comportamenti che ti fanno migliorare subito:
La capacità di fare domande
In qualità di manager vorrai sicuramente guidare la conversazione per aiutare la persona ad arrivare alla soluzione e assicurarti che la discussione rifletta le sue esigenze senza divagare. È importante fare solo quanto necessario a lasciare spazio al tuo dipendente per sollevare preoccupazioni e questioni che sono importanti per lui. Porre le domande giuste fa la differenza.
La capacità di ascoltare
Nelle conversazioni è fondamentale dedicare tutto il tempo necessario e resistere all'impulso di parlare e dare suggerimenti o idee. Solo quando il processo sarà terminato potrai terminare l’uso delle domande aperte e utilizzare la tua autorità come leader per mettere in luce determinati problemi. Più tempo puoi dedicare alle domande più è probabile che la conversazione sfiderà il tuo collaboratore a trovare le proprie soluzioni creative.
L’intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva è la capacità di comprendere il punto di vista di un'altra persona e di abbracciare le sue emozioni. Senza intelligenza emotiva, le altre persone rimangono estranee e opache per noi. Svilupparla significa stabilire una connessione interpersonale che rende possibile una comunicazione efficace.
Se ci pensi bene queste sono le stesse capacità che sono richieste a un Coach: non è un caso che molti grandi imprenditori, manager, dirigenti e responsabili abbiano studiato per diventare Coach e abbiano messo a disposizione della propria azienda queste abilità. Scopri anche tu a “Il Coaching secondo Claudio Belotti” quali vantaggi può portare il Coaching nel tuo lavoro.