Secondo un sondaggio McKinsey pubblicato nel maggio scorso, nove aziende su 10 affermano di voler adottare un modello di lavoro ibrido, ma il 68% di queste aziende non ha ancora un piano dettagliato su come eseguirlo. Questo aspetto è molto rilevante perché l’incertezza che ancora investe le decisioni di tante aziende si riflette spesso negativamente sulla gestione delle persone e dell’organizzazione.
L’introduzione e il mantenimento di una sana cultura del posto di lavoro ibrido, cioè in parte in azienda, in parte da remoto, può rivelarsi difficile. Anche perché per molti imprenditori questa forma potrebbe essere molto rilevante per un effettivo aumento della produttività e sicuramente hanno tutto l’interesse a mantenerla attiva e funzionante. Ma in che modo è possibile cogliere i segnali che qualcosa, invece, non sta andando per il verso giusto?
Ci sono quattro segnali d’allarme di un ambiente ibrido tossico che è importante notare:
L’azienda non ha un piano. La gestione del lavoro ibrido, le turnazioni fra persone a in azienda e persona a casa è gestita poco e male o più in generale non vengono messe in atto azioni per costruire la necessaria cultura aziendale del lavoro ibrido per renderlo effettivamente sostenibile ed inclusivo, allora c’è un problema e va portato all’attenzione di chi ha il potere decisionale.
Non vengono forniti gli strumenti per lavorare. Dai computer ai programmi per comunicare meglio, la necessità di mettere in condizione tutte le persone di lavorare e interagire con i colleghi. Se questo non viene fatto è un segnale di disinteresse da parte dell’azienda e bisogna intervenire per cambiare la situazione.
Le persone in ufficio e quelle da remoto sono sempre le stesse. Questo può accadere per svariate ragioni, non è detto che sia un male a prescindere. Potrebbero esserci lavoratori fragili che necessitano di stare a casa o altri lavoratori che per diverse ragioni preferiscono lavorare in ufficio. Se lo schema invece è chiaro: quelli a casa sono i dipendenti più giovani o di livello più basso e quelli in ufficio sono i superiori, che ricevono premi e incentivi per stare in ufficio, c’è qualcosa che non va.
Chi lavora a distanza non ha incentivi. Dal precedente punto discende quest’ultimo. Le persone che lavorano da casa non hanno incentivi né premi per svolgere al meglio il proprio lavoro, rimangono indietro quando si tratta di avanzamenti di carriera, quando si tratta di premi di produzione o opportunità di formazione. Su questo punto è importante fare una riflessione approfondita.
E nella tua azienda com’è la situazione? In che modo viene gestito il lavoro ibrido?