Tutti quanti nel momento in cui siamo diventati genitori ci siamo posti qualche domanda – qualcuno di più qualcuno di meno – su cosa fosse meglio fare per crescere dei figli felici. E, sebbene queste domande siano assolutamente giustificate, rispecchiano più che altro il nostro bisogno, come genitori, di sapere che stiamo facendo del nostro meglio. Io credo che la domanda veramente importante che ci si debba porre nel momento in cui mettiamo al mondo un figlio e desideriamo educarlo al meglio, sia un’altra. Cosa possiamo fare come genitori affinché i nostri figli crescano per essere felici e soddisfatti nel corso di tutta la loro vita? La differenza è sostanziale: preoccuparsi di crescere felicemente i propri figli è ben diverso dall’occuparsi di far crescere dei figli che desiderano essere felici. Questo approccio differente è stato confermato da molte ricerche che hanno stabilito che maggiore è il controllo e l’intervento dei genitori nella vita e nelle scelte dei figli, maggiore è la possibilità che questi abbiano uno sviluppo psicologico meno armonico e un minor benessere mentale per tutto il corso della propria vita da adulti. Essere protettivi, fisicamente ed emotivamente, può donare ai figli felicità e benessere per un tempo limitato. Educarli alla felicità invece ha effetti di lungo periodo.Vediamo con gli occhiali della PNL cos’è dunque che fa davvero la differenza nel nostro comportamento come genitori. Lo fa il tipo di controllo che viene esercitato. Un controllo comportamentale – per dirla con i livelli logici di Dilts – è un controllo che avviene a un basso livello e ha impatto limitato nel tempo e nello spazio. E’ un controllo adeguato al ruolo di genitore, all’educazione che vogliamo trasmettere ai nostri figli, come ad esempio avviene quando limitiamo il loro comportamento per fargli comprendere i bisogni degli altri bambini. Al contrario un controllo emotivo sui nostri figli può far danni enormi, poiché agisce a livelli molto più alti, di identità, valori e scopo. Il controllo emotivo si ha nel momento in cui non si lascia che i bambini prendano alcune delle proprie decisioni, non si consente loro il giusto grado di privacy e incoraggiando sentimenti di dipendenza. Per fare bene i genitori si può aspirare ad essere simili a un porto, che ha acque tranquille dalle quali partire e nelle quali tornare e un faro per far sentire la propria presenza anche a distanza, con discrezione. Invece sarebbe meglio non interpretare il ruolo genitoriale come si fosse un drone telecomandato o un aereo spia che segue in modo continuo e porta al controllo e all’intervento ripetuto. Quindi il consiglio che possiamo estrarre dalla Programmazione Neuro-Linguistica per dare ai nostri figli il mindset, la mentalità, che desideriamo è quello di educarli sui livelli logici più bassi e dare l’esempio sui livelli logici più alti, mettendo in pratica noi per primi come genitori i valori e le convinzioni che riteniamo più importanti, lasciando la libertà di costruire la propria identità e ispirando i nostri figli nella ricerca del proprio scopo.