Quando ero piccolo c’era un gioco chiamato “dire, fare, baciare, lettera e testamento”. Era uno di quei giochi dove serviva poco per divertirsi. Una mano dove mettere, sulle cinque dita, le penitenze che erano appunto: dire, fare, baciare e così via, e qualcuno con cui ridere. È un gioco antico, quelli in cui non serve nulla di elettronico. Ora che sono un adulto vedo con rammarico che i bambini di una volta, ora grandi, hanno cambiato gioco, ora giocano a dire, fare e criticare. I giocatori di football americano amano ricordare a tutti che “dal divano sono tutti campioni”. Io concordo con loro. Durante le partite di basket, che vedo dalla mia comoda sedia, segnerei ogni canestro sbagliato, dimenticandomi che nella realtà sono una vera e propria schiappa in quello sport.
Cosa porta noi essere umani a essere così?
Più passa il tempo, più sento persone far promesse a se stessi e agli altri, che poi non mantengono. Dicono ma non fanno. La squadra più numerosa è quella dei criticoni. Gli “esperti” di qualcosa. Non hanno mai combinato nulla nei campi che criticano, ma si considerano esperti. Hanno sempre qualcosa da dire su tutto e tutti.
A volte lo fanno per invidia, altre per sport. Un brutto sport, troppo praticato.
Poi c’è chi fa. Solitamente non dice molto e critica ancor meno. È una questione di tempo. Se fai tanto, non ti rimane spazio per cose inutili come dire e criticare. Quando fai, e fai tanto, sbagli. Quindi, se e quando critichi, lo fai sulle cose che hai fatto tu. Sai che sbagliando si impara, e si cresce. L’unico modo per far sempre tutto giusto, è fare sempre le stesse cose. Non rischiare mai. Non provare cose nuove per sperimentare. A dire il vero se fai sempre le stesse cose, prima o poi, sbagli comunque. Succede. La noia prende il sopravvento e ti fa perdere la concentrazione. Ecco perché vale la pena sbagliare facendo cose nuove. Almeno cresci. Noi abbiamo incominciato a fare gli audio corsi qualche anno fa. Siamo contentissimi perché vanno alla grande, ne vendiamo davvero tanti. Siamo contenti non tanto per il guadagno, che è basso, quanto perché possiamo arrivare in tutto il mondo con il nostro messaggio. La cosa buffa sono le critiche. Appena ne esce uno su iTunes qualcuno si prende la briga di mettere una o due stelline (che è un brutto commento). Lo fa immediatamente, senza nemmeno che passi un’ora, il tempo necessario per ascoltarlo. Lo stesso succede con i libri, a giorni esce il mio terzo. Con i corsi, gli articoli del blog e tutto il resto.
Va bene. Ci sta. Ne sono felice.
Come mi ricordava un mio caro amico, una persona di successo nel vero senso della parola, se qualcuno si prende la briga di criticarti è un bene. C’è chi dice. Dice e basta. C’è chi critica, critica e basta.
E c’è chi fa. Fa, e dà la possibilità agli altri di dire e criticare.
Consideralo come una forma di volontariato, dai qualcosa da fare a chi è scontento, ma continua a fare. Come stiamo postando sulla nostra pagina di Facebook se i grandi della storia avessero ascoltato le critiche o i consigli degli esperti, non avrebbero cambiato il mondo e soprattutto non avrebbero vissuto la loro vita. Per usare il titolo dei miei libri, se vivi la vita come tu la vuoi (il mio primo libro con Sperling & Kupfer), allora prendi in mano la tua felicità (che è quello in uscita a giorni). Il resto conta poco. Come le parole al vento e le critiche inutili. Claudio