I livelli logici del cambiamento, elaborati dal ricercatore e studioso di Programmazione Neuro-Linguistica Robert Dilts sono uno degli strumenti per analizzare, comprendere e guidare il cambiamento e trarne il massimo, trasformandolo in crescita e miglioramento. Per comprenderli e spigarli meglio mi sono fatta aiutare dalla grande storia di Agostino Abbagnale, nome o meglio cognome storico del canottaggio italiano, che nel suo palmares può vantare 3 medaglie Olimpiche e 4 ai mondiali di canottaggio. Il suo racconto è illuminante per comprendere quanto l’allineamento tra i livelli logici sia cruciale. Agostino, che proviene dalla nota famiglia Abbagnale della quale ricordiamo le storiche vittorie olimpiche dei fratelli Carmine e Giuseppe, ha iniziato a vogare proprio perché i fratelli (che nei livelli logici possono essere sia l’ambiente sia lo “spirito”) già lo facevano, e lo zio Giuseppe La Mura “si era portato dietro praticamente tutti i parenti”. Agostino racconta: “Il primo contatto per me è stato emozionante, una sensazione doppia. Bella da una parte perché mi trovavo nella stessa situazione in cui avevo visto i miei tre fratelli (spirito), sgradevole dall'altra perché in barca non c’era stabilità (ambiente) e mi sono trovato ad essere un pezzo di legno rigido, non riuscivo a muovermi per paura di andare a finire in acqua (capacità). La prima cosa che ricordo di aver detto è stata – ma chi me l'ha fatto fare!? (convinzioni/valori)”. “Non avevo mai praticato nessuno sport, nessuna attività, quindi per me da una parte era emozionante e dall'altra sentivo proprio la paura (capacità). Ero però tanto affascinato da questo sport e grazie a questo ho superato la paura. Dopo un po’ di tempo mi sono reso conto che era una cosa mia, non subito, dopo i primi anni. E’ successo quando ho cominciato a voler interpretare il canottaggio come un modo per affermarmi e per trovare un mio spazio (identità). Magari all'inizio l'ho preso anche un pochino come un gioco e come un modo per fare amicizia con i miei compagni (spirito), poi durante gli allenamenti si parlava di mettersi a fare con impegno quello che bisognava fare e dopo le prime sgridate da parte di mio zio, mi sono rimesso in riga e ho detto – o lo faccio o lascio perdere! – Poi ho cominciato a gareggiare e alcune volte vincevo. Mi dava sicurezza, mi dava la possibilità di essere me stesso (identità). Affrontavo una sfida duplice: una verso gli avversari, l’altra verso me stesso. La lezione più importante che ho imparato attraverso il mio sport è quella di credere in me stesso, perseverare e poi ripartire e non darsi per vinto. Il canottaggio è qualcosa che sono (identità e spirito)”. Agostino ha attraversato tutti i livelli. Il suo ambiente costellato di persone dedite al canottaggio, gli spazi idonei per allenarsi, e i giusti stimoli del gruppo e dell’allenatore. Ha cominciato modificando piccoli comportamenti e poi ha acquisito nuove competenze sia tecniche sia emotive, e dopo qualche anno credeva in quello che faceva e “la sentiva una cosa sua”, tanto da diventare qualcosa che era e che è. Un’identità così forte che oggi è anche oltre lui stesso, nel suo ruolo di responsabile tecnico del College remiero di Piediluco. Essere allineati a tuti i livelli conferisce una solidità unica. E’ un processo da ripetere periodicamente, una messa a punto da svolgere sotto la guida di chi sa come farlo poiché l’esercizio di allineamento è tra i più complessi e difficili da fare da soli: ecco perché è meglio farlo con un mental coach. I preparatori mentali più bravi sanno che se viene svolto bene e con attenzione porta risultati straordinari. È un po’ come fare la convergenza alle gomme della tua auto: fatto questo allineamento andrai diritto anche se non tieni le mani sul volante. Allineandoti capirai cosa fare (comportamenti) nelle situazioni (ambiente), se/cosa migliorare (capacità), perché farlo (convinzioni/valori), chi essere/diventare (identità) con il supporto di chi o per quale scopo più grande (“spiritualità”). Se vuoi approfondire questi argomenti, puoi farlo con il libro di Claudio Belotti “Prendi in mano la TUA felicità”. A presto, Laura