“Due strade divergevano in un bosco, ed io — Io presi quella meno battuta, E questo ha fatto tutta la differenza”. (Robert Frost, The Road Not Taken, 1916). Sono sempre di più gli studi internazionali che dimostrano una strettissima correlazione fra l’attività del cervello – cioè le sue funzioni “fisiologiche” – e la mente, ciò che ci appare come la nostra percezione del mondo. I “percorsi” della mente possono essere scritti e riscritti infinite volte e possono anche essere migliorati grazie allo sviluppo di buone abitudini – o buone pratiche – in modo da cambiare in meglio il nostro modo di pensare, e viceversa. Talvolta infatti cambiare il nostro modo di pensare è il primo passo per cambiare abitudini. Infatti maggiore è la frequenza con la quale pratichiamo certi schemi di pensiero – meglio quelli efficienti! – più l’attività cerebrale nelle aree interessate si rafforzerà. Purtroppo ciò accade anche con schemi di pensiero disfunzionali; quindi cosa pensiamo e come lo pensiamo riveste un’importanza fondamentale nello sviluppo e nel rafforzamento della nostra mente. Questa capacità del cervello di rafforzarsi è nota come neuroplasticità o plasticità cerebrale. Tenere dunque allenata la propria mente è fondamentale e fa bene tanto al cervello quanto alle sue funzioni di pensiero. E’ una opzione win/win, un circolo virtuoso che permette di sfruttare a pieno le proprie facoltà mentali per tutto il corso della propria vita. Lo scienziato Donald Hebb attraverso i suoi studi scoprì già a partire dagli anni ’50 quali sono i principi fondamentali della neuroplasticità, sintetizzandoli in quella che oggi è nota come la legge di Hebb: i neuroni rafforzano le loro connessioni quando risultano frequentemente attivi in contemporanea. Buone pratiche come lo studio, la lettura, la meditazione, la formazione, la mindfulness (la consapevolezza della propria attività mentale) o la mentalizzazione (prestare molta attenzione a ciò che altre persone stanno pensando e a ciò che probabilmente stanno per fare) possono realmente incidere sulla nostra “forma mentis”. E allo stesso modo è possibile fare questo anche con lo sviluppo di capacità fondamentali come la Gestione dello Stato – in Programmazione Neurolinguistica – o la pratica del Pensiero Sistemico – in Dinamiche a Spirale – e grazie ad esse possiamo riuscire a migliorare le nostre capacità di leadership strategica.