Il grande imprenditore del cachemire Brunello Cucinelli ha recentemente affermato in una intervista: “ho sempre pensato che l’azienda non si eredita, si eredita la proprietà”. Prima o poi, infatti, in tutte le aziende di successo arriva il momento per il fondatore di cedere la mano e trasferire qualcosa che va oltre i beni materiali o il semplice potere e riguarda nel suo complesso la cultura aziendale, la vision e una eredità immateriale, quasi filosofica, fatta di valori intangibili.
Sarebbero sufficienti anche solo queste ragioni per stabilire quanto sia importante che il passaggio generazionale venga affrontato con metodo e pianificazione, cosa che invece appare non essere presa spesso in considerazione da troppe aziende.
In un’altra intervista pubblicata su WeWealth, il former Full Professor of Strategy and Corporate Policy all’ Università Cattolica di Milano e fondatore di CERIF (Associazione Centro di Ricerca sulle imprese di Famiglia) Claudio Devecchi ha tracciato un quadro piuttosto complesso della situazione attuale in Italia.
Nel nostro paese, infatti, l’iniziativa imprenditoriale avviene in larga parte a livello familiare. E questo per molti aspetti è positivo. Come racconta il professor Devecchi infatti “le imprese familiari di successo sono caratterizzate da valori importanti come l’attenzione al territorio in cui operano, ai dipendenti, all’unione familiare, sono resilienti alle crisi […] disposte ad investire attingendo anche dalle finanze di famiglia per fronteggiare le fasi di recessione di mercato”.
L’altro lato della medaglia, prosegue il professor Devecchi, invece si caratterizza per “una cultura manageriale medio-bassa e modelli di governance delle imprese ancora troppo famiglia-centrici, con pochi inserimenti manageriali esterni alla famiglia e modelli di formazione degli eredi non sempre adeguati al ruolo”. A tutto questo bisogna aggiungere un dato chiave: solamente il 35% dei family business sta gestendo una transizione generazionale.
L’azienda, infatti, è un organismo complesso, un metafora della vita: si crea, si fa crescere e diventare grande, a volta la si mantiene in forma, altre volte la si lascia decadere, invecchiare e infine morire. Per prendersene cura è necessario dedicarle tempo e lavoro, attenzioni ma soprattutto diventare la persona adatta a farlo.
Il professor Devecchi sottolinea nella sua intervista quanto ancora oggi l’avvicendamento sia affidato quasi esclusivamente al “learning by doing” cioè ad una esperienza diretta in azienda. Questo limita molto le possibilità di formazione esterna (Università, corsi di formazione), esperienze in altre aziende o affiancamento con mentori (manager più anziani, Coach, consulenti) che sono invece elementi chiave del successo di business non familiari.
Con “Gli Stadi del Successo” Roi Edizioni, ad esempio, ottieni uno strumento in grado di fare una analisi precisa e dettagliata dell’azienda per comprendere in che modo affrontare questo passaggio in maniera efficace. Ogni persona che lavora in azienda dovrebbe avere questa consapevolezza per capire qual è la parte che può recitare meglio nel passaggio di consegne. E più di tutti l’erede, per garantire la continuità nel successo dell’azienda, può trarne beneficio.
Per affrontare una fase delicata come quella del passaggio generazionale, cioè la consegna dell’azienda nelle mani di chi dovrà condurla dopo il distacco del fondatore, è necessario conoscere bene non solo il business aziendale ma anche gli equilibri interni ed esterni all’azienda, i suoi meccanismi, i suoi punti forti e le sue aree di crescita e miglioramento. E soprattutto allargare lo sguardo oltre ciò che è conosciuto e familiare.