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Dai qualcosa in più ai tuoi figli

Lasciare liberi di scegliere i propri figli è il modo migliore per aiutarli a crescere. Da genitori, soprattutto in Italia, pensiamo sempre di dover dare loro qualcos’altro, per essere dei bravi genitori. E non ci accontentiamo della pura e semplice libertà, che spesso, comunque è più facile a dirsi che a farsi. Vogliamo dare sempre qualcosa in più e corriamo il rischio che sia qualcosa di superfluo, che alla fine li vizia. Dietro a questo comportamento c’è sempre una intenzione positiva. Tante volte capita che le persone che frequentano i miei corsi, soprattutto quelli più intensi e formativi come il Coaching secondo Claudio Belotti  vengano da me a fine lezione a chiedermi come possono trasmettere ai propri figli quello che loro hanno appena imparato, magari a trenta o quaranta anni, per dar ai figli un vantaggio competitivo. La risposta breve è che sostanzialmente non si può. La risposta lunga è che si possono fare due cose: primo, dare il buon esempio, mettere in pratica tutto ciò che si ritiene importante per loro. Secondo, lasciare liberi i propri figli di commettere errori. Non lasciare che le tue convinzioni – le convinzioni ti ricordo che sono tutte limitanti, anche quelle “potenzianti” – influiscano sulla vita di tuo figlio. Altro discorso è tenerli fuori dai guai seri, dal pericolo di cattive compagnie, dalle dipendenze o da abitudini insane. Quello non è viziarli: è proteggerli. Se mi conosci, sai che non ne faccio un discorso morale, è una questione puramente funzionale. Quindi, se proprio non riesci a resistere al desiderio di dare qualcosa in più ai tuoi figli dagli queste 3 cose:

  • La capacità di chiedere: come ci insegna la storia di Steve Jobs, spesso le occasioni si creano semplicemente chiedendo. E in questo senso, più si è giovani e più le persone sono ben disposte nel farti sperimentare. Steve Jobs ottenne il suo primo lavoro estivo a tredici anni presso la HP semplicemente chiamando e chiedendo di poter fare esperienza. Chi non chiede non sa (o non saprà mai quanto chi ha imparato a chiedere).
  • Il desiderio di imparare: “mamma perché devo andare a scuola?” o “papà perché devo studiare?” ti sembrano domande familiari? La risposta di molti genitori è spesso “perché sì!”. O peggio una descrizione di scenari tragici nei quali si minacciano lavori pesanti o una vita da disoccupati. Sappiamo bene che il lavoro non lo determina la scuola. Invece l’amore per lo studio e la conoscenza, la curiosità per il funzionamento delle cose, questi sì hanno un grande ruolo. Stimola la loro curiosità e aiuta i tuoi figli a scoprire e coltivare i propri talenti.
  • La volontà di migliorare: quando desideri fare un complimento a tuo figlio, assicurati di porre la giusta enfasi sul lavoro svolto per conseguire il risultato. Questo facilita lo sviluppo di una mentalità di crescita. L’intelligenza – spesso troppo lodata – è un metro di giudizio vago e un po’ pericoloso: se ti dico che sei intelligente quando fai bene, cosa pensi quando sbagli? Ecco, questo complimento potrebbe far nascere una convinzione molto limitante. Se ti dico che hai fatto un ottimo lavoro, che hai lavorato bene o studiato tanto o anche che si vede che hai un grande talento per una materia o una disciplina, ti sto dando un feedback doppiamente positivo: sei bravo quando ti impegni e conservi la possibilità di sbagliare.
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