Il 2020 è stato l’anno in cui ci siamo veramente resi conto del progresso tecnologico: lo abbiamo toccato con mano nella quotidianità, da un giorno all’altro. È stato l’anno in cui le condizioni create dalla pandemia e le contromisure intraprese dai governi in tutto il mondo ci hanno portato il lavoro dentro casa in una modalità poco nota e scarsamente utilizzata – soprattutto in Italia – in precedenza, nonostante ci fosse e fosse già ampiamente disponibile.
È stato lo stesso anno in cui la ricerca scientifica ci ha dimostrato che collaborando è possibile trovare soluzioni in tempi rapidi e giungere alla sintesi di un vaccino – di più vaccini – in tempi da record e con la sicurezza di sempre, solo limando o eliminando del tutto pratiche e lungaggini burocratiche.
Come sempre accade ogni soluzione porta nuovi problemi. La domanda è sempre la stessa: qual è la qualità dei problemi che mi trovo ad affrontare oggi? Sono migliori dei problemi di ieri? Se lo sono vuol dire che stai crescendo che ti stai evolvendo. E i problemi che ci siamo trovati ad affrontare quest’anno sono una forma di evoluzione.
Quando il pericolo del contagio ci ha allontanato, infatti, ci siamo ritrovati insieme di fronte a degli schermi. Certamente non è la stessa cosa: l’essere umano è un animale sociale, ha bisogno della presenza e spesso del contatto fisico. Ci sono alchimie che separati da un pc non si creano: al lavoro, in un corso o con le persone alle quali vogliamo bene. Ma si possono fare tante altre cose che senza la tecnologia avremmo dovuto smettere di fare.
L’affaticamento che proviamo dopo tante ore in call online – la cosiddetta Zoom fatigue – è un problema del nuovo livello. In che modo possiamo risolverlo e rendere più sostenibile questa pratica? Ti offro qualche suggerimento.
Affaticamento mentale: la stanchezza si sente di più quando si sta fermi. Può sembrare paradossale ma è così: il cervello consuma una quantità di energie enorme sollecitato continuamente dagli stimoli audio e video che richiedono concentrazione e focus. Trovare occasioni per alzarsi, camminare per casa, nel giardino condominiale o vicino casa se è possibile uscire è una buona occasione per spegnere il cervello e ricaricare le energie insieme a uno spuntino sano e adeguato alle calorie consumate.
Riunioni informali: una riunione pianificata richiede un ordine del giorno, argomenti di cui parlare, una scaletta di interventi che vanno gestiti perché alla fine si riesca a capire qualcosa… o almeno ad ascoltare tutti. Pianifica riunioni informali anche solo per fare quattro chiacchiere e vincere la stanchezza associata ormai al mettersi online di fronte a un pc, alla ritualità di aprire Zoom, avviare una riunione o parteciparvi. Riunioni informali e facoltative che siano occasioni di incontro e approfondimento anche della giornata di lavoro e di quella personale per condividere momenti di vita oltre gli impegni.
Concentrati sull’ascolto: se la riunione è pianificata rendila meno pesante concentrandoti sull’ascolto dei partecipanti. Cerca di capire i punti di vista degli altri, ciò che portano alla riunione: un buon leader ascolta i membri del team e cerca una soluzione basata su una profonda comprensione dei loro diversi obiettivi e valori. Non ci sono soluzioni buone per tutti. O se ci sono non lo sono completamente perché vanno bene solo in parte. Impara a conoscere le persone e lascia che siano loro a guidarti verso le soluzioni più adeguate.
E tu quale metodo usi per rendere sostenibile il tuo lavoro e quello del tuo gruppo quando siete online?