Se mi segui sulle mie pagine e i miei profili social probabilmente avrai già letto una frase – un avvertimento, diciamo – che mi piace ricordare frequentemente: “fai attenzione a ciò che tolleri, stai insegnando come vuoi che ti trattino”. Cosa significa esattamente te lo vado a spiegare in questo post attraverso alcuni esempi pratici.
Sgombriamo subito il campo da dubbi: tolleranza e pazienza non sono sinonimi. Si può avere una pazienza infinita ma non per questo va utilizzata in ogni ambito: la pazienza è preziosa quando il raggiungimento di un obiettivo richiede più tempo del previsto. Quando ti aiuta a vedere i piccoli progressi, spesso piccolissimi, e dar loro il tempo di maturare.
Tollerare invece significa accettare, sopportare qualcosa: la tolleranza non prevede danno. Se tolleri una condizione, un comportamento, una situazione è perché non arreca danno a te o al sistema di cui fai parte. Proprio per questa ragione è necessario fare attenzione a ciò che si tollera perché superata una certa soglia diventa dannosa e non si deve più parlare di tolleranza.
Si trasforma in resistenza – spesso senza che ce ne rendiamo conto – cioè in qualcosa che richiede un impegno costante, in una attività che in pratica ruba energia ad altre attività più importanti. Far attenzione a ciò che tolleri significa sapere individuare i confini di ciò che puoi gestire senza danno. Significa rendere chiaro a sé stessi e agli altri cosa va bene per te. Oltre quei confini iniziano meccanismi disfunzionali e pericolosi.
Qual è il modo migliore per fissare dei confini a ciò che puoi tollerare? Prendiamo un esempio molto comune oggi: lo smart working. Per chi lavora da casa e ha iniziato improvvisamente non c’è stato tempo di organizzare il lavoro. I primi tempi sono stati avventurosi; mancava tutto: la postazione di lavoro era sul divano, la scrivania era un vassoio, un’asse da stiro o uno sgabello.
Il wi-fi era spesso lento e nessuno sapeva come organizzare una call senza il supporto dei tecnici che facevano i salti mortali per fornire a tutti il supporto per affrontare questa emergenza. Ci si sentiva spesso e a qualunque ora del giorno (a volte della notte). Il concetto stesso di orario o di turno di lavoro è andato sbiadendo. Poi l’emergenza è diventata la normalità e molti di noi hanno tollerato che le cose andassero avanti senza guidarle.
Così è diventato fondamentale stabilire dei confini tra il lavoro e tutto ciò che accade a casa. E ricorda: se non lo fai TU, nessun altro lo farà per te. Creare dei confini ti aiuta a rimanere concentrato su ciò che conta di più per TE e aiuterà gli altri a comprenderlo. Ti propongo qualche idea per farlo con rispetto nei tuoi confronti e nei confronti delle altre persone:
- Crea uno spazio di lavoro (e rispettalo). Questo significa delimitare luogo e ora di lavoro, vestirti in modo adeguato, attivare e disattivare le notifiche del cellulare e scegliere quando rispondere alle email. Decidi degli orari, trova il tempo per fare ciò che ami e rilassarti quando serve. Sei tu che decidi e sei tu il primo che sceglie quando non seguire una decisione presa.
- Organizza la tua giornata. Più elementi ci sono in ballo più può essere complesso organizzare ma certamente è alla tua portata. Individua le attività principali e quanto tempo richiedono. Se hai dei figli in DAD aiuta anche loro a programmare le giornate con attenzione anche allo svago e al relax. Essere organizzati non significa essere non divertirsi. Anzi, molto spesso, organizzarsi è l’unico modo per avere il tempo per TE.
- Libera la mente nei giorni liberi. Lavorare da casa ha eliminato quel passaggio di decompressione fra ufficio e casa. Cambiare ambiente era una buona cosa per cambiare in modo semplice il proprio stato. Se hai delimitato lo spazio di lavoro, nei giorni liberi dedicati ad altro in altri spazi della casa e se le condizioni lo permettono esci.