We can be Heroes

Lo sport è stare bene e vincere

Vincent Candela è stato un calciatore duttile, prezioso sia in difesa sia in zona gol. Ha vinto lo scudetto con la Roma nella stagione 2000-2001. E’ uno dei giocatori più amati dai tifosi romanisti. Conosco persone che hanno la sua maglietta autografata ancora appesa in casa. Ha scelto di restare a vivere a Roma e qui l’ho incontrato il giorno del suo compleanno. Nel tempo che abbiamo trascorso insieme, ha parlato molto, felice di condividere le sue esperienze; ogni tanto si fermava per rispondere alle innumerevoli telefonate e messaggi che riceveva. Non lo faceva solo per educazione, sembrava grato per ogni parola e dimostrazione di affetto ricevuta. Vincent è amato dai suoi tifosi non solo per quello che ha fatto in campo, ma soprattutto perché è una persona vera, autentica. L’inizio: “La prima volta che ho giocato avevo quasi sei anni, ricordo il mio primo pallone. Me l’ha regalato mio padre. Lui era il mio allenatore, ci allenavamo tre volte a settimana e io mi divertivo, avevo tanti amici, e papà mi insegnava questo: a divertirmi. Vivevo in un piccolo paese di 400 abitanti, trascorrevo le giornate tra la scuola e un campo da gioco in terra. Giocavo come attaccante; in quel periodo ho imparato a gestire bene il pallone ed era quello che mi affascinava, perché il calcio è l'unico sport è che si gioca con i piedi e a me piaceva tanto il pallone. Non smettevo mai, giocavo anche a casa e a scuola. Anche se ero piccolo volevo sapere tutto, e quando papà lavorava facevo da solo. Non la finivo mai di fare i palleggi: prima 10 poi 20 e poi arrivavi fino a 3000. Quando ho firmato il primo contratto, avevo 17 anni, giocavo a Montpellier, dove sono nato.  Abbiamo vinto il campionato di Francia e io ero l'unico giocatore senza contratto, ero l'unico a comprarsi il pantaloncino da solo.  C’è voluto un po’ dopo prima che il Toulouse mi facesse un contratto.” La Motivazione: “Negli anni una cosa non è mai cambiata: io voglio vincere, anche oggi quando gioco con mio figlio voglio vincere io! Quando mi allenavo volevo sempre avere voglia di farlo. Ad esempio quando avevamo tre giorni di riposo o un mese in estate, io mi allenavo comunque, lo sentivo proprio come un bisogno, era una passione. Io stavo bene in questo modo, anche quando ero stanco mi sentivo bene fisicamente ed ero felice. A volte non mi rendevo conto di quanto tempo passavo ad allenarmi, forse perché avevo vent'anni, tanto che spesso mi facevo una corsetta per stare bene anche dopo l’allenamento. Ricordo che parlavo con Capello l’anno dello scudetto e lui mi diceva di stare attento e io gli rispondevo di stare tranquillo perché mi sentivo forte.” La Convinzione: “…è così: se tu vuoi veramente una cosa, poi è più facile imparare e fare. Ho imparato che lo sport è stare bene. Il calcio è uno di quelli più praticati al mondo, però sono pochi quelli che hanno la fortuna di arrivare in alto, uno inizia e per strada ci sono tanti giocatori che si perdono, tantissimi. Quando arriva il successo, arrivano tante cose e molte persone non sono preparate a questo: è bello sul momento però poi non è facile, questo vale per tutti non solo per i calciatori. Quando hai il successo e i soldi e non sei preparato può essere difficile. E’ una fortuna fino a che fai come me e continui a considerarlo un divertimento. Infatti io l’ho lasciato quando fare 800 km per fare una trasferta o partire un mese in ritiro, è diventato pesante. Nella mia vita era entrato qualcosa che consideravo più importante: l’amore; quando ho conosciuto l'amore non ero più concentrato solo sul calcio; il calcio era passato in secondo piano. Ho perso la motivazione e con essa la convinzione e la voglia di fare. Quando succede questo i risultati sono diversi e per me è stato meglio lasciare: io voglio vincere!” Vincent è stato sempre profondamente consapevole di cosa lo motivava (il divertimento) e della sua strategia per sentirsi forte (l’allenamento costante). La sensazione di forza era lo stato che gli consentiva di credere di poter vincere, la convinzione era che la palla fosse la cosa più bella del mondo, il divertimento è stato l’obiettivo l’ha sostenuto fino a quando ha voluto giocare. E a te che cosa ti motiva? Cosa ti piace di più dello sport che pratichi?   A presto, Laura Salimbeni 

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