Federica Vitale, è stata una nuotatrice di fondo. Tra i suoi numerosi successi, il più importante è la medaglia d’argento ai mondiali nel 2005. Lei ha un modo completamente differente di affrontare gli eventi rispetto a tutti gli atleti fin ora incontrati. La diversità forse parte proprio dal suo sport che è una disciplina di resistenza: una gara può durare ore e il suo corpo l’ha aiutata a trovare la soluzione giusta per esserle di supporto. Federica si parla durante tutta la traversata e anche in allenamento. Il racconto della sua esperienza risale al periodo dei mondiali di nuoto: “Mi sono detta… be’ la voglio pure io la medaglia! Lì ho deciso: io voglio la medaglia. Ero spensierata e sono arrivata seconda. Ho fatto una gara da pazzi, mi sono buttata, stavo bene, anche se ho preso un sacco di botte. Sai, a livello internazionale c’erano 30 persone con tanta esperienza, enormi, e danno un sacco di botte. A un certo punto ero nel mezzo e non riuscivo neanche ad alzare le braccia e ho detto: adesso basta! Io vado avanti così se muoio voglio davanti l'allenatore che mi aveva detto non ti mettere mai davanti… perché fare più fatica? non c'è scia! Così ho fatto quasi 4 km davanti e a 700 metri dal traguardo (?) mi sono girata, ho visto chi avevo dietro e pensavo… be’, adesso arriveranno! Pensavo… ho fatto 4 km in testa a un mondiale! A me va bene anche così. Poi però alle ultime due boe ho detto… be’ io ci provo! Mancavano 100 metri, ho girato e una mi ha superato. All'arrivo avevo una davanti, io ai suoi piedi e subito dietro di me altre due. Sono andata dritta verso l'arrivo, le altre due si sono un po' allargate e alla fine sono arrivate in quattro una dietro l'altra… e lì è stato bello, proprio bello!” Federica si è aiutata usando le parole, le sue parole, e grazie a questo tutto il suo corpo ha reagito per arrivare al traguardo e vincere una medaglia che nessuno aveva previsto. Come per l’esperienza di Andrea Giani che abbiamo visto la scorsa settimana (https://www.extraordinary.it/la-memoria-del-campione/), anche qui ci troviamo di fronte a un’atleta presente a se stessa, nel corpo, e attraverso il semplice uso dei sensi nel qui e ora riesce a essere il miglior alleato di se stessa. E Tu? Senti il tuo corpo quando pratichi il tuo sport? Ti parli? Cosa ti dici?