We can be Heroes

Sanremo, San Valentino e altri santi

La settimana scorsa non ho visto il Festival di Sanremo. Non c’è stata una ragione particolare. Non l’ho fatto per partito preso, in quelle sere avevo altro da fare, tutto qui.

Non mi sento più figo di chi l’ha visto, magari l’ha persino atteso.

Alcuni si sono sentiti “superiori” di chi l’ha guardato, lo si è visto dai commenti sui social, o dalle cose dette nei bar…

Ho festeggiato San Valentino, una festa che per anni ho snobbato, e che ora festeggio.

Non facciamo nulla di particolare, ma approfittiamo per festeggiare l’amore. Non che ci serva una festa, cerchiamo di farlo spesso, ma è una buona occasione. Non la prendiamo troppo sul serio, ma non la snobbiamo più come una volta. Ovviamente abbiamo incluso le nostre figlie nella celebrazione.

Anche in questo caso non mi sento uno sfigato.

Molti hanno commentato negativamente questa giornata. Chi dice che è un’invenzione commerciale, chi dice che è da sfigati o stupidi. Nei social si sono letti commenti di ogni tipo, soprattutto di chi si preoccupava di far sapere al mondo che festeggia tutti i giorni e quindi non ha bisogno di una festa commerciale.

Tutti i giorni? Non ci credo. Siamo realisti dai!

Io vivo una bellissima relazione con Nancy. Dopo 12 anni che siamo insieme, di cui 11 di convivenza e 10 di matrimonio, l’amore e la passione non sono passati per nulla.

Non festeggiamo tutti i giorni. Siamo molto, ma molto, sopra la media nazionale, ma in alcuni giorni le cose da fare prendono il sopravvento. A volte litighiamo con la stessa passione con cui facciamo il resto. È la vita.

A San Valentino, invece, ci festeggiamo.

Tutto questo per dire cosa.

Che, secondo me, puoi vedere Sanremo, festeggiare San Valentino, oppure fare altro. Grazie a Dio, e a tante persone che hanno lottato e sono persino morte, siamo in un paese libero dove puoi scegliere.

Scegli come vivere la tua vita. Goditela a modo tuo.

Ricordo quando ero negli USA. In un wine dinner, quelle cene dove degusti tanti vini pregiati, un sommelier famoso spiegava i vini che si bevevano. A un certo punto una bella signora, bella da vedere, ben vestita e ben educata, disse che capiva che quei vini erano in qualche modo speciali, ma che lei preferiva il White Zinfandel, un vino da pochi soldi, prodotto, di fatto, per chi preferisce bere bibite. Per gli “intenditori” è uno schifo.

La signora era incuriosita da tutto quel parlare di vino e chiedeva il permesso, durate quella cena raffinata, di bere la sua “bibita”.

Il grande e famoso sommelier le sorrise e disse: “signora, il vino viene dalla terra e dal lavoro dell’uomo. È un piacere per chi lo beve, o almeno così dovrebbe essere. Se lei preferisce il White Zinfandel invece di questi che le proponiamo, dovrebbe bere quello. Lei dovrebbe bere quello che piace a lei perché questo dovrebbe essere il vino, un piacere per chi lo beve. Non si lasci giudicare, o peggio influenzare, da chi le dice altro. Beva quello che piace a lei, chi cerca di farle fare altro non è un vero amante del vino”.

Che lezione magistrale!

Potremmo sostituire la parola vita a vino nella risposta del sommelier.

Vuoi vedere Sanremo, fallo. Vuoi festeggiare San Valentino, fallo. Vuoi bere tavernello, fallo! È la tua vita, dovresti viverla come vuoi tu.

Sto preparando la giornata gratuita che farò a Milano sabato 23 febbraio, e a Roma sabato 23 marzo.

Vorrei fare qualcosa di diverso e quindi, sto cercando nuove fonti, nuove informazioni.

Ho trovato uno studio della Marshall Business School che parla delle persone di successo. Devo ricordarti che è il participio passato di succedere, o te lo ricordi?

Una delle cose scoperte è l’umiltà.

Umiltà non per sottovalutare se stessi, ma per sapere che non si è perfetti, che il proprio modo va bene, ma non è necessariamente l’unico o il migliore. Umiltà come capacità di vedere il meglio negli altri, quello da cui possiamo imparare, invece di vedere solo quello che possiamo giudicare male.

Il giudizio negativo di quello che fanno gli altri è spesso un tentativo maldestro di sentirsi meglio. Se giudico te male, parto dal presupposto che io sia meglio.

È un modo che funziona solo per nascondere i propri limiti.

Il team di Apple derise il primo personal computer di IBM, che era oggettivamente più scarso del loro. Grazie a questo però IBM mise in crisi Apple. Con il sistema Windows rese il loro pc funzionale e, visto il basso costo, ne vendette un sacco.

Forse se il team di Jobs fosse stato meno sicuro di sé, se si fossero sentiti meno fighi, forse, avrebbero potuto prevedere che IBM (con l’aiuto dell’ex amico Gates) li avrebbe messi in difficoltà.

È un’idea. Nasce dal fatto che quando mi accorgo di giudicare gli altri, a volte, riesco anche a rendermi conto che sto solo cercando di sentirmi meglio con me stesso.

La mia vita è lontana dall’essere perfetta. Mi mancano tante cose che voglio. Però mi chiedo, come mai ci sono persone, sui social e alle cene, così impegnate a farci sapere quanto sono fighe loro, e quanto sfigati “gli altri”?

Non sarebbe meglio se tutti ci focalizzassimo sulla nostra di vita, con l’obiettivo di migliorarla, e poi su quella degli altri per imparare guardando quello che fanno meglio?

Sinceramente faccio fatica a vedere l’utilità di fare il contrario. Tu?

Claudio

P.S. Questo week end si vota. Vai a votare per favore. Anche io ho pensato di non andare, ma non si cambia nulla stando a casa. Vai e vota. Io ho fatto fatica a decidere a chi dare la mia preferenza, ma poi l’ho fatto. Per alcuni sarebbe un voto perso, io penso che il voto perso è quello che non dai a nessuno perché non voti.

P.P.S. Sabato 23 c’è la giornata gratuita a Milano (a Roma sabato 23 marzo). L’abbiamo chiamata come il libro: “la vita come TU la vuoi”, ma non parlerò del testo. Parleremo di come godere la tua vita, a modo tuo. Per essere dei nostri clicca qui, o chiama il numero verde 800.589.777.

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