David Guetta, il famoso DJ francese, venerdì scorso ha fatto il pienone al padiglione 3 della nuova fiera di Milano. Nonostante avessi passato due giorni a letto con la febbre da cavallo, c’ero anche io, volevo esserci. Volevo vederlo.
Il mio genere di musica è diverso, ma le sue canzoni mi piacciono. È uno dei migliori nel suo genere, quindi, è da vedere. Uno che riempie le serate che fa è quasi sempre da vedere.
La leggenda narra che la sua bellissima e ricchissima moglie (beato lui) abbia investito il suo patrimonio sul marito, vedendo la sua bravura e passione. Il risultato è stato ottimo, il ragazzo in una serata guadagna più di quello che la maggior parte delle persone guadagna in un anno.
Non è certo il guadagno un elemento di felicità o del successo vero, ma mi sembra comunque un punto importante.
Io, Nancy e i nostri amici, siamo arrivati in fiera alle 23.00, l’orario in cui avrebbe dovuto iniziare lui. Prima altri DJ intrattenevano la folla. Sapevamo che non avrebbe iniziato in orario, non succede mai in questi eventi, ma volevamo vedere l’inizio…
Il tempo passava e Guetta non si vedeva. Nonostante gli sforzi di chi metteva la musica, la gente iniziava a spazientirsi. Tutti volevamo lui. Avevamo pagato il biglietto per lui ed eravamo stanchi di aspettare. All’una meno un quarto la musica si abbassa, così anche le luci. È l’inizio.
Tutti gli smartphone video-registrano e si capisce il perché, lo spettacolo è assicurato. Un crescendo di suoni e luci introduce colui che delizierà la serata. L’inquadratura sui maxischermi mette in risalto le sue cuffie, un po’ di marketing? Io noto che sorride. Si sta divertendo.
Poco dopo prende il microfono. Saluta Milano e ci dice che ha fatto di tutto per essere con noi stasera. Mi chiedo a cosa si possa riferire, problemi con l’organizzazione? Poco dopo annuncia la causa del ritardo. Solo due ore prima era a letto, steso e a pezzi. Malato. Annuncia che stava pensando di cancellare tutto fino a quando, si è reso conto che c’era tantissima gente che aveva pagato il biglietto per vederlo, e allora, ha deciso di rimettersi in piedi. “Mi sentivo male”, dice, “ma ora che sono qui con voi sto bene, siete pronti per divertirvi un po’?”. La folla esulta.
E io penso. In questi casi mi capita.
Muove le mani velocemente sui comandi, sorride quasi sempre. Le luci sono straordinarie. C’è una sorta di maxischermo, davvero maxi, che fa giochi bellissimi. Sicuramente, è una cosa particolare e il Light Jay sa il fatto suo. Tutti si divertono, con piacere non vedo gente con gli occhi stralunati da alcool o chissà cosa… è una bella serata.
Lui si diverte, e noi anche.
L’organizzatore ha fatto il pienone, i bar lavorano, ma nessuno si farà male. Perfetto.
E io penso…
A cena, un nostro caro amico ci racconta che l’indomani va a prendere un sidecar Harley Davidson. Un cliente vuole che glielo modifichi. Investimento 60 mila euro! Dice che ha un sacco di lavori come questi.
Qualcuno dice: “mamma mia, per chi ha soldi la crisi non c’è!”.
Il nostro amico sorride e risponde: “non è una questione di soldi, la passione va oltre il prezzo”.
E io penso…
Sto preparando una giornata sulla leadership per un’azienda di riferimento nel suo mercato. Cercando qui e là ho riscoperto un paio di dati su Sir Richard Branson, il famoso fondatore di Virgin.
A 16 anni ha lasciato la scuola. Nonostante fosse considerato dislessico, grazie alle sue passioni, già alle scuole superiori fece carriera, fondando una rivista per studenti, che rese produttiva con la vendita di spazi pubblicitari. Ha venduto la sua compagnia aerea nel 1992 per 1 miliardo di dollari. Ultimamente ha fondato con Nelson Mandela, Desmond Tutu, Kofi Annan e Jimmy Carter un gruppo per condividere visioni e creare un mondo migliore. Nel frattempo è stato il primo uomo a volare dal Pacifico all’Atlantico su un pallone aerostatico. Visto che è appassionato di Star Trek, ha invitato William Shatner sul primo volo del suo Virgin Galactic. Ha aiutato molti dei suoi collaboratori a crescere, lasciando spazio al talento nelle sue aziende e, per puro divertimento e per prendersi poco sul serio (nonostante sia un Sir della corona britannica), è apparso in diversi famosi telefilm.
E io penso…
La passione fa davvero grandi cose. Lo sappiamo tutti, ma solo pochi la alimentano.
La maggior parte delle persone l’ha persa. Alcuni l’hanno persa di proposito. Altri, grazie al lavoro di qualche insegnante, genitore, capo, partner… che non sopportava tanta vitalità.
La cosa buffa è questa. La nostra società premia chi ha passione, ma nel quotidiano cerca di limitarla a chi ne ha tanta.
Fa così paura?
A fine mese andiamo alle elezioni. I candidati vogliono rappresentarci nel mondo, vogliono gestire le nostre vite, scuole, ospedali, banche, famiglie, istituzioni… ma di passione ne vedo poca. Troppo poca.
La vera passione ti porta a fare quello che ti emoziona, non quello che ti conviene. Poi come sempre, nei paradossi della vita, alla fine ottieni di più, proprio perché non pensi a quello.
Richard Branson è molto ricco, ma solo perché ha seguito le sue passioni. Un Sir miliardario che non ha nemmeno finito le scuole superiori!
David Guetta guadagna mettendo dischi e girando manopole, ma mio Dio come lo fa bene!
Parlo di loro due perché sono famosi, ma potrei parlarti del panettiere vicino a casa mia. Un panettiere appassionato di pane… e che buon pane fa e vende!
Tu, di cosa sei appassionato?
Alle elezioni, a quale “appassionato” darai il tuo voto, e rimborso elettorale?
E io penso…
Claudio