Stanotte ho fatto un sogno.
Ero l’Amministratore Delegato di una grandissima azienda italiana, con la maggior parte del fatturato fatto in Italia ma con anche interessi all’estero.
La mia nomina era arrivata tramite il Presidente dell’azienda che si era accordato con i membri del Consiglio di Amministrazione. Questi ultimi erano degli incapaci, rubavano e facevano i loro interessi, ma mi avevano votato per poter salvare il loro posto. Di salvare l’azienda non interessava molto a nessuno. Questi membri del Consiglio non erano stati eletti dagli azionisti, grazie a uno statuto fatto con dei Notai compiacenti, erano riusciti a fare in modo di essere lì e soprattutto di restare nonostante i risultati pessimi.
L’azienda andava malissimo. La produttività era alta, le vendite anche, ma il magna magna aveva affossato i conti.
Per far quadrare la cassa non si faceva altro che alzare i prezzi dei prodotti, tanto i clienti erano obbligati a comprare, nonostante la qualità fosse bassa e i prezzi altissimi.
Come AD avevo molta visibilità. Facevo riunioni in posti bellissimi, avevo tante macchine aziendali, tanti autisti, assistenti, segretarie… Avevo tutto. Potevo persino saltare le code: in mensa, autostrada, cinema…
Nel sogno non avevo nessun rimorso o dubbio nei confronti dei dipendenti dell’azienda, dei fornitori (che non pagavamo mai) o dei clienti sull’orlo del fallimento.
Un po’ perché sapevo che non era colpa mia. Erano quelli che erano venuti prima che avevano fatto il casino che c’era, e poi nessuno aveva il coraggio, né le competenze per far meglio di me.
Certo i miei consiglieri mi facevano un po’ schifo, ma loro avevano bisogno di me ed io di loro. Per questo lasciavo correre. Sapevo che violavano le leggi penali, civili e fiscali ma sapevo che, grazie alle loro conoscenze, nessuno avrebbe controllato. Caso mai si faceva un qualche accordo e si metteva tutto a posto. Poi tutti sapevano che tutti lo facevano, quindi in un certo modo sembrava giusto. A noi ovviamente. Ai fornitori e ai clienti no, ma a noi non fregava nulla. Chi ce lo faceva fare di cambiare una vita da nababbi? Magari per dover lavorare davvero!
Il sogno era così surreale da sembrare vero. In un certo senso sapevo che era un sogno perché nella realtà un’azienda, (come una famiglia o una qualsiasi associazione) così non poteva esistere o resistere.
Nella realtà sarebbe già fallita. I clienti avrebbero smesso di comprare o avrebbero già messo a ferro e fuoco tutto. I soci avrebbero fatto valere i loro diritti sfiduciando tutto il consiglio di amministrazione. Poi, visto che nell’azienda del mio sogno i soci sono anche i clienti, avrebbero fatto tutto velocemente.
Nella realtà il Presidente, l’AD, i membri del Consiglio d’Amministrazione, i Dirigenti avrebbero avuto un po’ di vergogna, un limite. Magari non tutti, ma almeno la maggior parte.
Era ovvio che quello era un sogno.
Poi quando nel sonno sono andato in bagno per lavarmi le mani, da tanto che erano molto sporche, mi sono visto allo specchio. Ero diverso. Tutti i capelli erano bianchi, avevo gli occhiali, una flemma insopportabile e una supponenza irritante.
Lo schifo nel vedermi mi ha fatto svegliare. Ero tutto sudato.
In un primo momento mi sono rallegrato che fosse solo un sogno.
Poi ho acceso la TV, ho messo il canale delle notizie e mi sono accorto che non era un sogno. È un incubo e lo stiamo vivendo.
Il sogno sarebbe se gli azionisti, che sono anche clienti, si svegliassero dal loro sonno e facessero qualcosa di concreto.
Peccato sia già iniziato il campionato, le feste di Natale siano alle porte. Poi arriverà la pianificazione per l’estate. Quindi, non so se c’è tempo.
Speriamo che qualcuno li (anzi ci) ispiri. Magari qualche “collega” all’estero. Magari qualche nuovo leader qui. Anche se quelli non li vedo ancora.
Forse devo iniziare io, forse devi iniziare anche tu.
Con stima ed affetto.
Claudio