Domani lunedì 10 gennaio è per molti il primo giorno dopo le feste, tutto torna “normale”.
Io avrò l’onore di essere ospite alla prima puntata del 2011 della trasmissione di Radio 24 “Essere Benessere” e poi tornerò come tutti a vivere la mia quotidianità fatta di sfide, corse e tante soddisfazioni.
Ho la fortuna (che mi sono un po’ creato) di fare un lavoro che adoro, grazie a Dio ho una bella famiglia e tanti amici che mi vogliono bene. Come Coach aiuto le persone a fare meglio, ad essere più se stessi e vivere bene: in un azienda per essere più produttivi, nello sport per vincere di più e in generale per vivere meglio.
Molti mi chiedono che differenza c’è tra chi ha “successo” (sempre inteso come participio passato di succedere) e chi non ce l’ha. Quasi 20 anni di esperienza nel mondo della formazione mi portano a dire la stessa cosa ripetuta in PNL mille volte: “le persone di successo fanno cose che gli altri non fanno”.
Lo so è così semplice da sembrare banale. Ma non lo è.
Tutto quello che abbiamo (o che ci manca), sia nel bene che nel male è il risultato di quello che abbiamo fatto ed è stato fatto. Ho iniziato il mio anno negli USA e sono stato alla celebrazione domenicale di uno dei più famosi predicatori americani: Joel Olsteen. È stato affascinante vedere come 8 mila persone, in un palazzetto che solitamente ne ha 15 mila, cantavano la loro fede a Dio in attesa di ascoltare la “predica” sempre ricca di emozione e allegria. Forse è un’americanata ma mi sono chiesto se il fatto che ci si diverta, che ci sa bella musica, e che si parli in positivo di questioni normali (compreso i soldi) non sia una delle ragioni per le quali 8 mila persone la domenica sono poche per loro (solitamente fanno il pieno).
Nel sermone Olsteen invitava i fedeli a “indossare bene i doni di Dio”. Diceva che dovremmo godere di quello che abbiamo e di quello che Lui ci da. La vita è ingiusta diceva e lo è sia nel bene che nel male. A volte Dio decide di dare di più, così per benevolenza, come viene descritto nella storia di Ruth del Vecchio Testamento. Se noi invece di godere dei Suoi doni ci vergogniamo, li minimizziamo o peggio ancora ci prendiamo il merito facciamo torto al Signore che deciderà di dare ad altri con la sua generosità.
Spesso anche io tendo a minimizzare quello che ho. Essendo cresciuto in una famiglia “normale” mi ricordo l’imbarazzo di essere con persone che avevano cose che io non avevo. Non mi piace sfoggiare quello che ho, tantomeno quello che penso di essere. Olsteen ci ha ricordato però che un conto è sfoggiare quello che hai un conto e goderne. Goderne e rendere merito a Dio è il modo migliore per celebrarlo.
Lui è un uomo ricchissimo e non lo nasconde. Per noi italiani è strano vedere qualcuno ricco che parla della Bibbia e augura ai fedeli di guadagnare tanti soldi nel 2011. Il padre era un predicatore povero perché dava tutto alla sua chiesa. Un po’ come i miei genitori che si sono letteralmente ammazzati di lavoro per dare una vita dignitosa alla famiglia e crescere me e mia sorella Patrizia.
Olsteen ricordava a tutti che forse le nostre fortune sono il risultato del lavoro dei nostri genitori. Oppure dei nonni o dei bisnonni. A volte è il risultato di persone che non conosciamo, come gli eroi del passato che hanno lottato per darci un paese libero dove vivere o quelli che hanno costruito le strade per spostarci o le chiese per pregare…
Le persone giudicano sempre senza sapere, vedono la fine del film ma non conoscono l’inizio. Spesso chiedo a mia moglie di ricordarmi di mandare a quel paese quelli che mi dicono che sono fortunato perché ho un bel lavoro, sono sano e ho una bella famiglia. Con tutto il rispetto per chi è sfortunato la mia non è fortuna.
Mia madre ha dedicato la sua vita a fare la moglie/infermiera/mamma/lavoratrice/figlia/sorella e tanto altro senza godere della sua esistenza.
Mio padre ha lottato tutta la sua vita per rimanere vivo ed essere abbastanza in salute (contro le previsioni dei medici) per fare il marito, il padre e il professionista seriamente. Io sono quello che sono anche grazie al loro sacrificio.
Io ho iniziato a lavorare a 15 anni. D’estate andavo negli alberghi, lavoravo tutto il giorno per quattro lire e la notte mi spendevo il mio vero guadagno (le mance) per fare esperienza e comprarmi gli sci che volevo. Ho girato il mondo, preso calci nel culo e sfottimenti perché non parlavo la lingua del posto; ho pianto per la nostalgia di casa e ho ripianto quando me ne sono andato da quel posto che era diventata una casa. Ho passato e passerò notti in bianco per risolvere un litigio con mai moglie, perché le bimbe hanno a tosse, perché un amico ha bisogno o perché ho deciso di fare la cosa giusta ma ho tanta paura …
Ho mollato il posto fisso, il cliente che mi pagava profumatamente ma nel quale non credevo e i soci che non avevano più i miei valori. Ho lavorato praticamente ogni week end per tutta la mia vita, anche quando le mie figlie erano piccolissime lasciando mia moglie a casa da sola. Tutte le sere anche se sono distrutto leggo per crescere. Lavoro per i migliori del mondo del mio campo praticamente gratis per imparare e sperare in qualche feed back spesso dato in modo poco gentile. Mi alzo all’alba per essere in orario dal mio cliente e corro a casa per raccontare una favola alle mie principesse, mi invento la storia di sana pianta per dare loro qualcosa di mio anche se ho fame, sonno e le troppe mail ancora da leggere.
Come me e prima di me i miei antenati hanno fatto lo stesso e forse molto di più. Come me e prima di me tante persone, probabilmente anche tu, fanno molto, e tutti i giorni. Lo facciamo con passione, con dedizione, con professionalità. Vorrei dire con amore.
Alcune persone sono sfortunate e nonostante si meritano molto non hanno quello che spetta loro. Penso che ci sarà una giustizia Divina, nell’aldilà o in questa terra. Forse non ne usufruiranno loro, forse lo faranno i loro figli come io e Patrizia che stiamo usufruendo di quello che i nostri genitori si meritavano di ricevere.
Altre persone vivono dando il mimino richiesto. L’indispensabile. Poi vorrebbero avere di più, e ci considerano fortunati. Vedono la fine del film e giudicano. Non dovrebbero.
Tutti abbiamo la libertà di decidere come vivere. Chi preferisce fare poco o nulla è libero di farlo. Quando facevo il cameriere davo il massimo ecco perché ho fatto carriera anche negli hotels.
In questi giorni una persona di cui non vi do i dettagli non è rientrata al lavoro quando avrebbe dovuto, è rimasta bloccata in vacanza all’estero ma non si è degnata di avvertire il suo datore di lavoro, lo ha fatto il giorno del previsto rientro non prima. Secondo questa persona “non è mica colpa sua”. Dubito che avrà la promozione che pensa di meritare.
Un'altra ha rubato nella casa dove faceva la colf. Viene da un paese povero e non le sembra giusto che la signora ha tutto e lei no. Voleva pareggiare un po’ i conti. Non penso farà molta strada in questo paese.
Una terza persona è arrivata in ufficio incazzata perché erano finite le vacanze mentre i colleghi che sono rimasti l’hanno mandata a quel paese. Ovviamente secondo lei i colleghi sono tutti stronzi.
Un'altra ancora prende la mia educazione e gentilezza troppo per scontata, prende tutto e da poco. Per sua sfortuna non è né mia moglie, né una delle mie figlie, non è della mia famiglia e non è mia amica, persone a cui sono disposto a dare incondizionatamente. Questa persona non entra in queste categorie e ora che mi sono stancato di dare a vuoto penserà che sono uno cattivo, che io sono fortunato perché ho tutto e stronzo perché non le do quello che vuole. Invece di apprezzare quello che ha avuto vorrebbe tutto, forse è colpa mia che l’ho abituata male. Ho finito con lei e con tutte le persone come lei. Ho deciso di applicare la meritocrazia a tutto. Perché farlo solo con me stesso e non con gli altri?
Penso che dovremmo goderci la vita. Indossare bene le nostre “fortune” per essere un esempio da seguire.
“Indossare bene i doni del Signore” non solo lo rende felice ma è il modo migliore per portare rispetto a chi ha lavorato per farli arrivare nelle nostre vite: noi, i nostri genitori, i nostri partner, figli, amici e colleghi che ci supportano (e sopportano).
Vergognarsi di chi siamo e cosa abbiamo creato e stupido quanto sbatterlo in faccia con arroganza a chi non ce l’ha.
Giudicare chi sembra fortunato e provare invidia negativa serve solo a rimanere bloccati nella miseria, non quella economica, quella emotiva.
Goditi la vita, goditi quello che hai, lascia perdere chi non capisce perché non può o perché non vuole. Lasciali dove sono e vai per la tua strada. Te lo meriti, per quello che hai fatto, fai e farai e per quello che hanno fatto, fanno e faranno per te.
Io farò così.
Buon 2011!
Claudio