Oggi ho cercato di spiegare a mia figlia cosa è il coraggio. Ho fatto un po’ fatica perché non è un’emozione innata, come del resto la paura. Mi veniva automatico definirlo come la forza di fare le cose che ti fanno paura ma come spiegare il contrario di qualcosa che il tuo interlocutore non conosce?
Il fatto che coraggio e paura non siano innate non significa che siano inutili. Sono tante le cose che non abbiamo alla nascita e alcune sono molto utili, come il coraggio e alcune paure, altre meno come altre paure o le malattie.
Tony Robbins direbbe che la paura può essere una tua grande serva o una pessima padrona. Può aiutarti a proteggerti, essere pronto, prepararti oppure può distruggere obiettivi, sogni, relazioni, la vita … è uno di quei nemici interni difficili da gestire o da eliminare.
Tempo fa qualcuno mi ha insegnato a distinguere le paure inutili (o dannose).
La prima è l’indifferenza. Con tutti i problemi che ci sono e con i pochissimi leaders in giro dobbiamo essere più coinvolti. “Non è un mio problema” è un lusso che non possiamo più permetterci, tutto è collegato con tutto e la globalizzazione ce lo sta dimostrando. È tempo di rimboccarsi le maniche e mettere qualcosa a posto o come diceva Madre Teresa “prendi una scopa e inizia a pulire”. Non serve fare grandi cose, basterebbe più gentilezza e pazienza con gli altri e meno egoismo.
Poi c’è l’indecisione. Per paura di sbagliare o peggio di essere giudicati o di essere “politicamente scorretti” non decidiamo, non facciamo, non diciamo la nostra. Per le stesse ragioni già dette è ora di agire, dire no o sì ma dirlo una volta per tutte!
Il terzo è il dubbio. Spesso figlio dell’indecisione e speso padre della stessa. Ovviamente non si può (e secondo me non si deve) essere sicuri sempre su tutto ma per l’amor del cielo iniziamo a credere in qualcosa, così per il gusto di farlo e per il piacere di fare quello che facciamo perché ci crediamo non perché conviene.
Il quarto è la preoccupazione (da occuparsi prima) negativa. Ora va di moda pensare in negativo, essere catastrofisti. Lo so c’è la crisi, lo so ci si ammazza in modo cruento, lo so il pianeta è in ginocchio… e allora? Prendiamo una scopa e puliamo un pavimento, preoccupiamoci in nodo positivo e ottimista, facciamo qualcosa per cambiare quello che non va e guardiamo anche tutto quello che funziona. C’è tanta brava gente, ci sono tante belle cose ma non fanno notizia… non fino a quando diamo audience a quello che diciamo di non sopportare andrà avanti così. Tutti a criticare i programmi tv che fanno di una tragedia uno show e poi lo share di quei programmi è alle stelle. Guardate lo show e non fate i moralisti oppure prendete un buon libro o un buon amico e godetevi la serata.
Il quinto è la prudenza patologica. La paura di sbagliare, di fare brutta figura, di mettersi in mostra… allora diventiamo anonimi, ci perdiamo nella folla… Dio, l’Universo, l’evoluzione naturale non ci chiede di essere banali ci chiede di essere unici. Non migliori, meglio. Meglio io, meglio tu, meglio tutti. La vita non è una gara a chi è il migliore è una festa popolare a fare ed essere tutti meglio e per questo tutti possiamo e dobbiamo vincere. È una gara dove l’avversario è la paura che ci obbliga a aver coraggio. È un buon avversario da vincere insieme per crescere continuamente uniti.
Se lasciamo vincere le paure perdiamo tutti e sarebbe un vero spreco.
Claudio