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Il fenomeno della great resignation

Il fenomeno della great resignation – le dimissioni volontarie che hanno allontanato tanti giovani dai propri posti di lavoro – ha reso la ricerca e l’assunzione delle persone ancora più complessa. Ci sono due aspetti che oggi dovrebbero interessare maggiormente chi ha una attività o chi ne gestisce le risorse umane per conto dei fondatori.  Entrambi sono ben esposti in un articolo di Forbes del quale ho parlato sui social qualche giorno fa.

Il primo aspetto riguarda le aziende stesse che si sono fatte trovare spiazzate da questo fenomeno e lo hanno affrontato senza comprenderlo o non lo hanno affrontato affatto lasciandosi di fatto sfuggire decine di talenti. Il secondo aspetto riguarda le persone: ciò che si legge nell’articolo e ciò che emerge da una ricerca McKinsey è che la maggior parte dei lavoratori cerca un “senso di scopo” in quello che fa, vuole “connessioni interpersonali con i colleghi e con i manager” e, soprattutto, desidera “relazioni, non transazioni”.

Per poter agire in maniera più efficace sull’assunzione di nuove persone è necessario quindi capire le ragioni che hanno portato le altre persone ad andarsene e lavorare sul proprio approccio e sulle proprie politiche aziendali. Se hai letto il mio libro “Gli Stadi del Successo” Roi Edizioni sai di cosa parlo. Qui ti racconto in che modo la tua azienda può trovare e raggiungere oppure ritrovare lo stadio di massima efficacia e tornare a esprimersi al meglio.

Lavorare su questo aspetto può permettere all’azienda non solo di porre un freno alle uscite, alla perdita di talenti ma anche aiutare a correggere la rotta e indirizzare meglio la ricerca del personale verso persone realmente interessate a lavorare per una azienda a sua volta realmente interessata al benessere e alle necessità delle persone.

E la tua azienda cosa sta facendo per realizzare un ambiente di lavoro veramente attraente?

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