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Lavoro e benessere mentale

Nelle ultime settimane si è discusso nei social e sui giornali della proposta di introdurre il cosiddetto bonus psicologo, un contributo economico per aiutare le persone ad affrontare le spese di un percorso di psicoterapia.

Questo bonus aiuterà le persone che desiderano riceverlo a pagarsi un percorso di cura e sostegno mentale psicoterapico. Una iniziativa molto utile in un paese come l’Italia nel quale la cura del benessere mentale è spesso sottovalutata, a molti livelli.

E grazie a questa iniziativa, riguardante il benessere mentale, fortunatamente, di ciò se ne parla sempre più spesso. In quella che è già stata definita la great resignation – il movimento spontaneo di dimissioni volontarie dai posti di lavoro dipendente – questo valore è emerso come uno dei punti cardine. 

In un recente sondaggio condotto dalla società di analisi Visier emerge che “circa l’89% dei dipendenti ha affermato di aver subito un burnout professionale nell’ultimo anno. Di questi, più di un quarto (27%) ha affermato di sperimentare il burnout ‘tutto il tempo’”. 

Oltre a essere una questione di produttività e benessere sul posto di lavoro” si legge ancora nei risultati del sondaggio Visier “può essere un importante motore di dimissioni. Più di due terzi (70%) dei dipendenti prenderebbe in considerazione l’idea di lasciare la propria azienda attuale per un’altra che offra risorse complete, vantaggi, supporto e/o politiche volte a ridurre il burnout”.

Qual è dunque il ruolo di un leader in azienda di fronte a una situazione di questo tipo?

Da questo sondaggio emerge che un dato molto interessante: una quantità maggiore di ferie sembra che non sia la soluzione per ben il 49% dei dipendenti che tornando dalle ferie ritroverebbe in azienda gli stessi problemi che ha lasciato. Circa l’impatto positivo delle ferie – e su come si ottenga – te ne parlerò prossimamente in un nuovo post.

Le indicazioni sono chiare: le persone, a meno che non siano costrette, non vogliono fuggire dal lavoro che spesso le soddisfa. Ciò che necessitano maggiormente sono flessibilità e supporto. Per questa ragione il ruolo dei leader in azienda è fondamentale per adottare queste iniziative di welfare. Accordare orari di lavoro flessibili o giornate di lavoro da casa possono realmente cambiare la vita delle persone e comportano per l’azienda un costo e un impatto decisamente limitato.

Per quello che riguarda il supporto invece i leader in azienda dovrebbero ragionare sull’investimento da fare. Per ogni euro investito nel Coaching c’è un ritorno di 8 euro. Le aziende, insomma, potrebbero cogliere l’occasione per mostrare per l’ennesima volta la lungimiranza delle attività produttive in Italia e inserire stabilmente il Coaching come benefit aziendale.

Considerato il ROI del Coaching, questo potrebbe essere il miglior investimento per una azienda: avere collaboratori felici, soddisfatti e produttivi trasforma l’azienda in modo straordinario.

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